Il Museo Brembano di Scienze Naturali è situato nella bella cittadina con una forte impronta liberty di San Pellegrino Terme, in Valle Brembana. La sua istituzione risale al 1978 quando tre appassionati di scienze naturali (Torriani Attilio, Galizzi Flavio e Gervasoni Piero) vollero fondare un piccolo museo che rappresentasse il grande patrimonio naturalistico del territorio brembano. Nel 1996 il Museo trova la sua definitiva collocazione nei locali allestiti in Villa Speranza e nel 2007 entra a far parte del sistema museale Triassico.it.
Il percorso espositivo del museo comprende quattro sezioni: l’entomologia, la botanica, la geologia e la paleontologia che nell’insieme descrivono sia l’attuale ambiente naturale della Valle Brembana sia quello risalente a oltre 200 milioni di anni fa.
Importanti furono le numerose scoperte paleontologiche degli anni ’70 e ’80, epoca in cui a Zogno furono scoperti diversi importanti giacimenti paleontologici. Il primo nucleo del museo fu costituito proprio dalle raccolte paleontologiche, più tardi fu aggiunta la sezione di entomologia.
L'interesse per i fossili in Valle Brembana vanta una lunga tradizione, basti pensare che gia' nel secolo scorso erano noti i cospicui giacimenti anisici di Lenna, ladinici di Scalvino e carnici di Dossena che attirarono l'attenzione dell'abate scienziato Antonio Stoppani, per non parlare del naturalista sanpellegrinese don Enrico Caffi, il primo che abbia rinvenuto in valle un esemplare di pesce fossile, reperito nel 1902 nel territorio di San Pellegrino Terme.
La sala paleontologica custodisce centinaia di fossili recuperati negli strati geologici che si sono formati nel Triassico superiore, da circa 220 a 200 milioni di anni fa, periodo in cui le prealpi non esistevano ed il clima era tropicale. La preziosa collezione di reperti fossili triassici, tutti rinvenuti in scavi eseguiti in Valle Brembana, è frutto di donazioni fatte al Comune di San Pellegrino Terme da alcuni studiosi del territorio Brembano. Si tratta di esemplari unici al mondo ed di alto valore scientifico, che documentano le origini geologiche di questo territorio e la vita che ospitava in ere passate.
Le vetrine paleontologiche seguono un percorso a ritroso nel tempo e grazie all’ausilio di pannelli didattici si possono scoprire le specie fossili, gli ambienti naturali, le curiosità biologiche e molto altro ancora. I preziosi reperti descrivono la ricca biodiversità dei mari caldi del Norico, caratterizzata da piattaforme carbonatiche, barriere coralline e basse lagune. Numerosi crostacei, grandi e piccoli pesci predatori (Saurichthys e Birgeria), gli antenati degli attuali celacantidi (Holophagus) e minuscoli folidoforidi sono riuniti in una serie di vetrine. E poi ancora altri pesci, (Paralepidotus, Legnonotus, Brembodus ridens), abitatori delle zone di piattaforma, dotati di robuste dentature specializzate nello strappare e triturare gusci. Nell’acqua vivevano i Placodonti Psephoderma alpinum, rettili estinti dall’aspetto simile a quello delle attuali tartarughe. Nel Triassico vivevano anche rettili predatori, molto più grandi, come il Fitosauro, di cui è esposta la lunga mascella, e l’Endennasaurus, rettile specializzato nel nuoto. E’ interessante osservare anche la piccola e preziosa coda del rettile arboricolo Megalancosaurus, i cui arti erano provvisti di forti artigli adatti alla presa dei rami di alberi.
Il percorso espositivo include una sezione tattile in cui è possibile toccare con mano una collezione di rocce che descrive in modo esauriente gli strati rocciosi della Valle Brembana.
Le guide del museo sono disponibili per visite guidate e laboratori didattici per condurvi alla scoperta delle meraviglie naturali attuali e del passato della valle.